All’insegna del concetto “Ortodonzia a distanza, un pericolo per la salute”, si è riaffermato con forza al Congresso, il valore della diagnosi ortognatodontica fatta dall’ ortodontista con visita al paziente “di presenza” e, con osservazione diretta delle sue caratteristiche orofunzionali, prendendo le distanze dal cd. “principio di autodeterminazione del paziente”.

No, quindi, a diagnosi e terapie “da remoto” di soggetti self-rilevatori in autonomia delle proprie impronte dentali da spedire all’estero e dalle quali si ricaveranno apparecchi ortodontici da rispedire al loro domicilio.

I trattamenti ortognatodontici effettuati al di fuori dello studio odontoiatrico – sottolinea Gianvito Chiarello, presidente nazionale SUSO –  possano comportare gravi rischi per la salute, a causa di una possibile, erronea diagnosi iniziale per assenza di esame clinico approfondito, nonchè per la mancanza di un regolare monitoraggio terapeutico”.

L’’appello del SUSO è rivolto soprattutto ai cittadini – commenta il past president  Pietro di Michele – onde evitare trattamenti ortodontici inutili o dannosi. Ma anche al professionista odontoiatra  per via della   responsabilità deontologica/civile derivante qualora aderisca all’invito di alcune Aziende di mettere a disposizione il proprio studio per l’assistenza a tale trattamento”.