Interessante la Tavola rotonda o meglio il tavolo inclusivo intitolato “Allineatori ortodontici ed il paziente al centro. Il cambio passo con il digitale”, tenutasi il 17 settembre al  Forum ortodontico del Lingotto, a Torino.

Moderata da Raoul d’Alessio, Antonio Pelliccia e Pietro Di Michele con la partecipazione delle ditte Arc Angel-Dextra, Alleo-Leone, Invisalign-Align, Nuvola, SPark-Ormco, Ortec, Sweden &Martina, F22 per il tramite dei rappresentanti Stefano Negrini, Domenico D’Alessandri, Gabriele Scomegna, Massimiliano D’Aversa, Fausto Grossi, Alessandro greco, Luca Vianello, Alessandro Carducci, Bruno Alati, Gualtiero Mandelli, Massimo Cicatiello, Andrea Scarpa, Luigi Marasso.

L’idea di mettere a confronto i rappresentanti clinici, commerciali e tecnici di varie ditte produttrici di allineatori trasparenti è stata vincente. Un complimento agli organizzatori  per la capacità organizzativa e innovativa.

Senza entrare nei dettagli, possiamo dire che i commenti sono stati molti, ma all’unanimità si è detto che l’evoluzione verso il digitale è una realtà ormai diffusa anche se non ancora omogenea, soprattutto per quanto riguarda la digitalizzazione degli studi privati,  base per un cambiamento completo.

Da questo punto di vista il paese Italia ha ancora molta strada da percorrere. A questo proposito sottolineiamo la lungimiranza di di Michele che, nei peggiori momenti della pandemia da Covid, ha dato un aiuto promuovendo la gestione ortodontica a distanza con mezzi digitali come peraltro  ha fatto Massimo Cicatiello, presidente Ortec, dando impulso all’uso delle impronte digitali.

Sempre all’unanimità è stata espressa la preoccupazione che il digitale non possa prescindere dall’intelligenza umana nel senso che rappresenta sì un’evoluzione, ma è pur sempre uno strumento e necessita della capacità e dell’esperienza professionale; non c’è buon vento per il marinaio che non conosce la rotta.

Come suggerisce Chiarello, presidente Suso, il ruolo degli specialisti rimane fondamentale per traghettare dal manuale al digitale, a patto che gli specialisti abbiano ricevuto la necessaria formazione dei concetti di fisiopatologia, guida ineludibile per  un’innovazione clinicamente sensata. Ma anche la formazione digitale  adesso diventa cogente e la domanda è: a che punto siamo in Italia?

Intervento illuminante quello di Pelliccia che si chiede: la digitalizzazione migliora davvero la qualità dei trattamenti? Ovvero sappiamo guidare la macchina dell’innovazione digitale in termini di affidabilità del partner, sicurezza ed efficienza delle terapie?

Maria Grazia Piancino