OSAS, acronimo di Obstructive Sleep Apnea Syndrome, vale a dire Sindrome delle Apnee ostruttive del Sonno, è un disordine caratterizzato da ripetuti episodi di completa o parziale cessazione del flusso d’aria attraverso le vie aeree superiori, dovuto al loro ricorrente collasso durante il sonno, con conseguenti sonnolenza diurna e russamento notturno. L’interesse, che riguarda soprattutto la correlazione tra OSAS e incidenti stradali, è cresciuto esponenzialmente al punto da incidere sulle leggi in materia di rilascio e/o rinnovo delle patenti di guida sia a livello nazionale che europeo.

Infatti i soggetti OSAS rischiano incidenti stradali fino a 7 volte di più rispetto a soggetti sani, riscontrano più infortuni sul lavoro (non associati alla guida) e vanno incontro a riduzione della performance lavorativa. Se in Italia i 6 milioni di potenziali pazienti OSAS venissero adeguatamente trattati, avremmo un risparmio annuo di oltre 15 miliardi di euro, quasi l’equivalente dell’ultima manovra finanziaria. Inoltre, se non intercettato in età evolutiva, tende a peggiorare e ad aggravarsi. Ne parliamo con il prof. Giulio Alessandri Bonetti, Direttore della Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia e Direttore del Master di II livello in Odontoiatria del Sonno presso l’università di Bologna, arrivato alla sua V° edizione.

Prof. Bonetti, da dove nasce il binomio Odontoiatri e Sonno così poco scontato?

L’OSAS è una patologia riconosciuta tutto sommato di recente e ancora non completamente chiarita nei suoi aspetti eziopatogenetici, ma con un coinvolgimento crescente degli odontoiatri. I dentisti, e soprattutto gli ortodontisti, possono o devono avere un duplice ruolo come espresso nelle linee guida nazionali emanate dal Ministero della Salute; da un lato il compito di informazione e di primo screening del paziente, la cosiddetta “sentinella epidemiologica e diagnostica” e, dall’altro, un ruolo emergente nella gestione di alcune specifiche condizioni patologiche sia nel bambino che nell’adulto. Da fonti dell’American Academy of Dental Sleep Medicine sembra che negli Stati Uniti su 54 milioni di pazienti OSAS, 43 milioni non siano diagnosticati o non trattati. Un recente studio dell’Università Bocconi conferma i dati statunitensi e stima che in Italia solo il 4% dei pazienti con OSAS sia diagnosticato e solo il 2% in cura. Ciò significa che su una prevalenza stimata di oltre 12 milioni di pazienti, il 98% non viene trattato. Capite che c’è molto lavoro da fare. Noi dentisti possiamo, e a mio parere dobbiamo, avere un ruolo importante nell’identificare i pazienti con OSAS e proprio grazie al rapporto costante e fidelizzato con i nostri pazienti possiamo identificare i fattori di rischio di molte patologie.

Quale ruolo possono avere gli odontoiatri, e in particolare gli ortodontisti, nell’intercettare l’OSAS?

Innanzitutto siamo chiamati a riconoscere precocemente questa patologia nel paziente in crescita e porre in atto le terapie adeguate a impedire il perdurare e l’aggravarsi dell’OSAS, evitandone le gravi conseguenze.

Tuttavia per porre il sospetto diagnostico occorre conoscere la patologia; da qui l’importanza che l’odontoiatra sia adeguatamente preparato, formato sui disturbi respiratori nel sonno per riconoscere i segni della malattia e poter dialogare con gli altri specialisti coinvolti nella diagnosi, tra i quali spiccano lo pneumologo, l’otorino e il neurologo. Altro ruolo importante è lo screening dei disturbi del sonno e l’identificazione dei pazienti con OSAS, contribuendo in modo significativo a ridurre la sottodiagnosi e il mancato trattamento dell’OSAS.

Come fare lo screening?

Innanzitutto è molto importante raccogliere un’anamnesi accurata attraverso l’uso di semplici domande, e associare l’uso di questionari e di un esame clinico. Durante l’anamnesi bisogna prestare attenzione alla presenza di russamento o apnee, normalmente segnalate dal partner di letto. Altri sintomi caratteristici sono i risvegli con mancanza d’aria, la nicturia dovuta alla secrezione dell’ormone natriuretico, l’insonnia o il reflusso gastroesofageo indotto dalla contrazione della muscolatura addominale nel tentativo di superare l’ostruzione delle vie aeree superiori. Oltre all’anamnesi lo screening deve essere effettuato anche tramite questionari: l’Epworth, il Berlin e lo Stop Bang sono questionari semplici e veloci da usare.

Prof. Bonetti, cosa ci dice riguardo l’OSAS pediatrica?

Abbiamo recentemente pubblicato uno studio in cui valutiamo i 15 questionari più utilizzati. Il Pediatric Sleep Questionnaire è risultato possedere la maggiore sensibilità, ovvero la capacità di identificare soggetti positivi. Ne consiglio quindi il suo utilizzo agli ortodontisti. All’esame clinico alcune caratteristiche fisiche possono suggerire la presenza della sindrome, come un aumento dell’indice di massa corporea e un’ampia circonferenza del collo. Alcuni aspetti scheletrici come la retrusione mandibolare o la micrognazia sono classicamente considerati importanti per sospettare l’OSAS. Molto importante è l’esame orale in relazione alla possibile ostruzione delle vie aeree superiori. L’ugola, il palato molle, i pilastri tonsillari e la lingua possono essere valutati secondo la classificazione di Mallampati ed il grading tonsillare di Brodsky. Normalmente viene fatto dal un Otorino, ma credo che con un po’ di esperienza possiamo farlo anche noi e successivamente nei casi sospetti inviare il paziente per una diagnosi più approfondita e l’eventuale terapia. Dobbiamo imparare a non guardare solo i denti.

Quale terapia può mettere in atto il dentista una volta accertata la diagnosi di OSAS?

La terapia consiste nell’utilizzo di dispositivi che riposizionano in avanti la mandibola durante il sonno; la base lingua viene spostata anteriormente e le vie aeree superiori subiscono un incremento, riducendo la collassibilità faringea. Nel bambino si può anche utilizzare l’espansione rapida del mascellare superiore per ridurre le resistenze nasali e incrementare il flusso aereo. In conclusione è importante ribadire che il trattamento dell’OSAS necessita di un approccio transdisciplinare, perché l’OSAS non è solo un’ostruzione delle vie aeree e di conseguenza la terapia non si fa solo con l’avanzamento mandibolare. Per far parte del team l’odontoiatra/ortodontista deve essere esperto in medicina del sonno. L’informare i pazienti sull’importanza del sonno ed effettuare lo screening ha un grande impatto sulla qualità del rapporto medico-paziente.

Prof. Bonetti, siamo alla vigilia della V° edizione del Master in Odontoiatria del Sonno dell’Alma Mater Studiorum di Bologna che chiude le iscrizioni l’8 marzo 2022 per poi iniziare le lezioni a giugno 2022. Da cosa dipende a suo avviso questo successo negli anni?

Il Master è unico in Italia e ha l’obiettivo di fornire le conoscenze di base sulla sindrome delle apnee ostruttive del sonno, sul russamento e sul bruxismo notturno nel paziente. Mediante la formazione teorico-pratica i partecipanti vengono istruiti sul ruolo dell’odontoiatra nella terapia di tali disturbi respiratori del sonno e il loro numero va da un minimo di 9 ad un massimo di 20. L’accesso è consentito ai laureati in Medicina e in Odontoiatria, iscritti ai relativi albi, che nell’arco di 1 anno acquisiscono 60 ECM, oltre ad essere qualificati per trattare un maggior numero di pazienti, integrare le varie prestazioni odontoiatriche e incrementare i propri guadagni. È anche previsto uno sconto di 500 € per gli iscritti alle società scientifiche patrocinanti il Master: AIMS, ANDI, SIBOS, SIMSO, SUSO.

Patrizia Biancucci