Avendo seguito le varie fasi della pandemia nel tentativo di comprendere le decisioni e le (dis)organizzazioni allo scopo di migliorare la situazione, non possono mancare queste poche righe in un momento cruciale di un evento epocale che, volenti o nolenti, ci è capitato di vivere. Consapevole della continua evoluzione della pandemia, degli studi e di molti aspetti ancora da scoprire (e capire), concentreremo l’attenzione sul momento attuale, un’occasione importante per il futuro sanitario dell’Italia. Se lo comprenderemo, forse otterremo che finalmente il nostro Paese venga messo in sicurezza anche per il futuro.
In piena prima ondata ed in preda allo sgomento per l’incapacità di curare i pazienti negli stadi avanzati della malattia e per l’elevata quantità di decessi inarrestabili, il 14 aprile 2020, con lucidità e intelligenza, 41 medici italiani inviarono una lettera al Ministro della Salute tentando di richiamare la sua attenzione “sulla necessità di promuovere l’adozione tempestiva e precoce (all’inizio della sintomatologia sospetta) rispetto all’odierna prassi, di una semplice terapia antinfiammatoria…
Questa terapia, va sottolineato, potrà essere svolta in ambito domiciliare… Riteniamo motivatamente – proseguiva la lettera – che l’adozione e l’implementazione di questa strategia volta a contenere i sintomi anziché ad attenderne l’evoluzione, potrebbe favorire un significativo controllo della Covid-19 per un possibile più rapido, quanto auspicato, ritorno alla normalità dei soggetti colpiti e del Paese.”
Lettera ancor oggi del tutto inascoltata, come dimostra la circolare del Ministero della Salute “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2” aggiornata al 26 aprile 2021 che continua a consigliare apertamente la “vigile attesa” ovvero l’abbandono del paziente a casa nelle prime fasi della malattia, perdendo l’occasione importantissima di impostare una terapia precoce e prevenire del tutto o ridurre significativamente il rischio di una cascata citochinica troppo spesso incurabile e letale.
Perché il momento attuale è cruciale? Perché un paese civile non può permettersi i morti in solitudine e abbandono nelle fasi “curabili” della malattia. E’ passata la prima ondata durante la quale non sapevamo
(anche se i medici sul territorio l’avevano capito molto velocemente), è passata la seconda ondata durante la quale è partita la vaccinazione di massa e sono migliorate
le conoscenze e parallelamente i dubbi. Adesso non possiamo più permetterci altri morti. Perché si parla ancora di “vigile attesa”?!?
Ma il momento è cruciale per un altro motivo che conosciamo bene avendolo già vissuto l’estate scorsa: siamo in una fase di rallentamento
notevole del virus, lo stesso scenario che si è presentato successivamente al primo durissimo lockdown dello scorso anno e si ripresenta
adesso in seguito ad un altro e anche lunghissimo.
E’ un momento magico per organizzare il controllo del virus sul territorio.
Lo abbiamo conquistato con sacrifici protratti e danni economici ingenti, non possiamo lasciarci sfuggire un’altra volta questa possibilità solo perché abbagliati dall’estate, Bisogna lavorare e molto e velocemente per mettere il paese in sicurezza. I paesi che l’hanno fatto dal primo momento hanno avuto pochissimi morti e hanno tuttora il virus sotto controllo.
Quelli che non l’hanno fatto sono stati devastati da morti e lockdown. E’ un dovere delle istituzioni e di chi comanda.
Nessuno sa se il virus sia scomparso davvero o se si ripresenterà in autunno esattamente come lo scorso anno. Dal punto di vista pratico poco importa: il Paese deve, ripeto deve essere messo in sicurezza da questo virus e dai virus futuri: è una priorità assoluta, prima di qualsiasi recovery fund e scelta finanziaria.
Se la gente non sarà in grado di lavorare, nessun recovery plan ci salverà: non dimentichiamoci che la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro.
Purtroppo c’è il rischio che i vaccini di massa non bastino, anche se magistralmente organizzati, perchè sappiamo che non ci rendono invulnerabili e non controllano il propagarsi del virus che sta sfuggendo sempre di più.
Ci complimentiamo per la logistica della campagna vaccinale e con gli odontoiatri che hanno fatto sentire la loro voce rendendosi disponibili, ma adesso l’obiettivo è il monitoraggio del virus che può essere facilmente ottenuto rispettando alcune semplici regole:
- Curare la gente nelle prime fasi della malattia, dovere fondamentale non più procrastinabile per cui bisogna rivedere le regole lavorando giorno e notte, è un dovere civile. Qualcuno se ne occupa?
- I tamponi, sono fondamentali perché rappresentano l’unico mezzo diagnostico che abbiamo, ma sono scarsi e devono essere adeguati all’evoluzione del virus. C’è un grande lavoro da fare, invece nessuno se ne preoccupa in uno sconfortante rilassamento generale: stiamo ripetendo l’errore inaccettabile dello scorso anno. Inoltre, per il controllo delle varianti dovremmo (il condizionale non è casuale) avere i laboratori diagnostici per il sequenziamento del virus. Qualcuno se ne occupa?
- Tracciature, è una questione di Sanità Pubblica insostituibile e di nuovo fondamentale: è il momento giusto per tracciare e isolare i soggetti infettivi. La logistica militare dell’esercito, distintosi per l’efficienza del piano vaccinale, potrebbe essere d’aiuto. Vuol dire sicurezza per il futuro indipendentemente dal fatto che Sars-Cov-2 si ripresenti in forma patogena, essendo comunque tuttora presente.
- Isolamenti, i soggetti infettivi devono essere isolati e accolti in strutture idonee invece di essere abbandonati in famiglia propagando l’infezione rinchiusi tra le mura di casa, in assenza di terapia e… in “vigile attesa”.
Dopo 1 anno e 4 mesi dalla comparsa del virus nel nostro paese, se questi semplici punti, dovere non più procrastinabile per un Paese ricco, evoluto e capace quale è l’Italia, come dimostrato dalla campagna vaccinale, non verranno velocemente realizzati, sarà la dimostrazione basata su fatti, non più di una superficiale negligenza, ma dell’uso strumentale della pandemia.
Maria Grazia Piancino