E’ ormai universalmente riconosciuta in medicina l’associazione fra salute ed alimentazione, come altrettanto nota è la concatenazione fra malattia ed alimentazione. Il distinguo causale fra salute, malattia ed alimentazione è dato dalla qualità del modo di alimentarsi. Ossia genuinità, corretta quantità, completezza nei macro e microelementi, presenza di integratori insulino-sensibilizzanti, particolarità e specificità degli alimenti (supercibi) e peculiarità per i due sessi e nei singoli pazienti. Caratteristiche che rientrano sotto il termine di “alimentazione personalizzata” finalizzate a far star bene l’individuo.
Anche scientificamente riconosciuto come alcune delle malattie più importanti (ad es. diabete, obesità, dislipidemie, malattie aterosclerotiche e cardiache e cancro) siano strettamente collegate ad un’alimentazione non corretta e ne siano causa dipendente.
Ruolo dell’alimentazione in ambito strettamente odontoiatrico
Può una alimentazione scorretta, in eccesso o in carenza, creare o indurre malattie sul parodonto e sugli elementi dentari e comunque nella bocca in toto? Pur non completamente chiarito nei dettagli il quadro generale metabolico, ad oggi appaiono comunque arcipelaghi di certezze scientifiche di cui l’odontoiatra può avvalersi e che cercheremo di evidenziare. Intanto è accertato il ruolo che gli scompensi nutrizionali giocano sugli elementi dentali e sui tessuti orali. Prova ne sono le fluorosi dentali o i difetti dello smalto per l’assunzione di farmaci o per disturbi metabolici, i ritardi dell’eruzione da malnutrizione, le erosioni per la presenza di sostanze acide in bevande o cibi, mentre alti livelli cariosi sono stati dimostrati in modello di studio animale, per carenza di proteine.
Particolarmente coinvolte con l’alimentazione sono poi due patologie odontostomatologiche: quella cariosa e quella parodontale, entrambe sorrette e legate al microbiota orale con funzioni importanti legate al metabolismo dei carboidrati, delle proteine ed alle sintesi delle vitamine.
Carboidrati, carie e parodontiti carboidrati, conosciuti per l’alto potere cariogeno fungendo da substrati energetici per i microrganismi produttori di acidi e quindi con potere demineralizzante, alimentano anche i principali batteri implicati nella malattia parodontale. In particolare, hanno la funzione di fare-costruire e riparare i tessuti e gli organi di cui il nostro corpo è formato, comprese le ossa, a cui danno la forma, mentre i sali minerali la robustezza.
Carie, prevenzione ed integrazione alimentare (fluoro, smalto ed ossa)
Un’ottima difesa contro i processi cariosi è data dal fluoro, oligo-elemento di straordinaria importanza per l’odontoiatra e per i pazienti (specie ma non solo nell’infanzia, periodo di accrescimento dei denti) e per l’estetica, promuovendo – dall’interno – la cristallizzazione dell’apatite, principale componente dello smalto dentale. Assorbito facilmente nel tratto gastrointestinale (superiore al 90%) subisce poi una ripartizione altamente disomogenea a causa di un elevato tasso di captazione da parte di osso e denti, pari al 50% di quanto assorbito.
Questo avviene all’interno del dente, per l’elevata affinità del minerale con i tessuti duri, mediante un’azione sostitutiva in cui sulla superficie esterna dei cristalli di idrossiapatite dello smalto viene incorporato un rivestimento di fluoro-idrossiapatite più luminoso e resistente nei confronti degli acidi prodotti dalla placca batterica (che causano dissoluzione parziale dei cristalli di carbonato-idrossiapatite dello smalto).
Se il fluoro come oligominerale è presente nella saliva, aiuta questi cristalli a remineralizzarsi prevenendo la demineralizzazione dello smalto con un effetto anticarie nonché estetico. Il suo ruolo non deve far dimenticare la primaria importanza di una corretta igiene domiciliare giornaliera associata a quella professionale trimestrale, base comunque di una salute parodonto-dentale ottimale.
La vitamina D, smalto ed osteointegrazione
Alle note caratteristiche proprie della vitamina D di regolazione del metabolismo fosfo-calcico del turnover osseo, va aggiunto che la deficienza è associata a difetti dell’odontogene con ipoplasia e ipo-mineralizzazione dello smalto nel periodo prenatale e come cofattore nella patogenesi della malattia parodontale quale regolatore dei meccanismi infiammatori e della composizione del microbiota.
Anche l’implantologia sembra un campo specifico della vitamina D nel recupero osseo e nel processo di osteointegrazione, sconsigliandone addirittura l’intervento allorquando i valori plasmatici della vitamina D siano al di sotto di 20 NG/ML.
Parodontite, prevenzione ed integrazione alimentare
Le peculiarità cliniche della parodontite (o piorrea) si manifestano attraverso aspetti infiammatori con distruzione dei tessuti attorno e di supporto al dente.
Fenomeno che avviene per una disbiosi, o squilibrio microbico, della normale placca batterica orale che si arricchisce di germi patogeni capaci di determinare, mediante processi infiammatori, sanguinamento, perdite di attacco parodontale e di tessuto osso.
Uno degli approcci clinici per ridurre o controllare gli aspetti distruttivi della risposta infiammatoria ai batteri patogeni presenti, in aggiunta alla terapia causale (detartrasi) necessaria per la rimozione del film batterico, è costituito da un’alimentazione idonea, basata su cibi caratterizzati da attività antinfiammatoria.
Omega 3 e controllo dell’infiammazione parodontale
Fra i cibi maggiormente indicati troviamo i grassi polinsaturi, denominati altresì essenziali ed in particolare gli omega 3 di cui i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) suggeriscono una introduzione definita “adeguata” che nell’adulto è ricompresa fra lo 0,5 – 2% del fabbisogno energetico quotidiano, sotto forma di EPA + DHA (equivalente a 2 porzioni settimanali circa di pesce: caviale, sgombro, salmone selvaggio, acciughe, alici, tonno, aringhe).
Gli omega 3, sia EPA che DHA, bilanciati con gli omega 6 con un rapporto di normalità (1 /4 in un profilo lipidomico), sono in grado di influenzare l’andamento della patologia parodontale, così come evidenziato dalla letteratura scientifica, esercitando un’azione antibatterica sui microrganismi patogeni, antinfiammatoria nella modulazione della cascata infiammatoria, limitando il riassorbimento osseo e l’infiammazione gengivale.
Alcuni studi mostrano inoltre come una dieta ricca di omega 3 regoli positivamente gli enzimi antiossidanti e lo stress ossidativo, con indubbi vantaggi sui processi infiammatori gengivali ed ossei. Di qui l’importanza di una dieta ricca di grassi essenziali (da introdurre con gli alimenti) per gli effetti a livello sistemico e per quelli cerebrali, nonché per quelli parodontali, ostacolando il progresso della malattia.
In conclusione, la dieta può modulare in modo efficace la cascata infiammatoria e lo stress ossidativo, con un miglior controllo della patologia parodontale e con una prevenzione più importante e mirata di molte altre patologie croniche.
Vitamina C e processi di guarigione parodontali
Anche la vitamina C, vitamina idrosolubile, ha una grossa documentazione di associazione alla salute orale. Isolata nel 1928, universalmente riconosciuta quale fattore in grado di prevenire lo scorbuto, meno noto è il suo ruolo nutrizionale nella biosintesi del collagene, nella regolazione dei livelli di ossigeno in risposta ad ipossia, nonché le importanti funzioni antiossidanti a livello cellulare e plasmatico.
Tutto ciò porta ad alcune considerazioni cliniche. Cioè l’importanza di avere una concentrazione plasmatica adeguata (range di riferimento: da 4 mg per ml fino a 15 mg per ml) nella terapia causale e post-chirurgica della malattia parodontale, per ottenere un’importante attenuazione dei processi infiammatori ed un’accelerazione dei processi di guarigione e cicatrizzazione. I LARN (Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana) ne raccomandano un’assunzione nella persona adulta di 85 mg die nella donna, e di 105 mg die nell’uomo.
Curcuma e curcumina nella malattia parodontale
Componente della curcuma, la curcumina è un infiammatorio ed un antibatterico dimostratosi un efficace approccio alimentare nel contrastare l’infiammazione gengivale. Viene quindi suggerito il suo uso nella terapia della malattia parodontale, anche e specialmente se associata a terapia causale parodontale (detartrasi ed altro).
La curcumina ha dimostrato di possedere diverse proprietà, soprattutto antinfiammatorie, agendo sui mediatori pro e antiossidanti e contrastando i radicali liberi (ROS, NOS). Molti trials clinici ne dimostrano l’efficacia nel ridurre non solo l’infiammazione gengivale ma anche i livelli di placca, sempre se associata a spazzolamento e/o scaling e root planing (al pari della clorexidina, antisettico di ampio uso in campo odontoiatrico).
L’assunzione di curcumina nell’ambito di una corretta alimentazione va quindi sempre introdotta come supporto alla terapia parodontale tradizionale.
Conclusioni
Ciò premesso, un’alimentazione adeguata agli standard alimentari conosciuti, associata ad un inserimento mirato di integratori specifici e benefici per la salute orale – meglio se accertati a seguito del profilo lipidomico del paziente stesso – appare logica, consequenziale ed obbligatoria e quindi da inserire nella terapia odontoiatrica in chiave preventiva e nelle fasi riparative post chirurgiche.
Chiaro comunque rimane il ruolo della terapia tradizionale, pilastro senza alcun dubbio dell’esito ma le vanno affiancate, integrazioni alimentari che conducano a vantaggi clinici a breve e a lungo termine. Medico ed odontoiatra sono obbligati infatti al rispetto delle leges artis nella sua evoluzione scientifica e nei consequenziali approcci terapeutici. Evitare quindi di, minimizzare o tralasciar di indirizzare il paziente verso un approccio alimentare corretto, modulando la cascata infiammatoria e lo stress ossidativo, trascurando di rafforzare i tessuti orali. Una responsabilità nuova da affrontare con un corretto aggiornamento.
Sempre attenta alla formazione odontoiatrica legale, la SIOF è in prima linea nell’assistere i suoi soci con attente disamine della letteratura, con corsi ed incontri specifici a tutela del professionista, ponendo le basi per riflessioni e suggerimenti.
Prof. Luigi Checchi